Alfredo Falconieri, istruttore, allievo, colonna portante (anche per stazza) dell’Accademia delle Arti Marziali e Sport da Combattimento, ci racconta un po’ della sua vita dedicata alle arti marziali sin da quando era bambino.
Alfredo, come ti sei avvicinato al mondo delle arti marziali?
Quando ero piccolo, a differenza di molti miei coetanei non ero un amante del calcio.
Mio padre conosceva Sandrino Caffaro, Maestro di karate, e a 9 anni decise di iscrivermi al suo corso.
Ho praticato karate per 4 o 5 anni, prendendo la cintura blu. Poi purtroppo il sisma del ’90 ha reso inagibile la palestra dove mi allenavo e fui costretto a sospendere gli allenamenti.
Nel frattempo un mio amico “del rione” che praticava taekwondo, mi invitò a provare un allenamento con lui.
E così ho continuato per i successivi 20 anni!
Parlaci del taekwondo.
É un arte marziale di origine coreana e uno sport da combattimento a contatto pieno, basato principalmente sull’uso di tecniche di calcio. Combina tecniche di combattimento volte sia alla difesa personale sia alla realizzazione di forme e esercizi di meditazione.
É uno sport olimpico.
Com’è stata la tua esperienza di agonista e insegnante?
Quando io ero ragazzino poca gente praticava il taekwondo, quindi andavo a fare i campionati in giro per l’Italia senza avere grande esperienza alle spalle, perché era difficile allenarmi bene a casa.
Poi però qualche sfizio soprattutto ai tempi dell’università me lo sono tolto.
All’epoca nelle competizioni non c’era una divisione tra amatori e professionisti, quindi mi capitava di combattere anche con atleti di preparazione superiore, come ad esempio i ragazzi dei team corpi armati che vantavano squadre agonistiche molto preparate, essendo per loro un lavoro.
Comunque tra studio, allenamenti e gare sono arrivato al III Dan della FITA, unica Federazione Italiana Taekwondo riconosciuta.
Una volta diventato istruttore ho aperto una scuola con un mio compagno, riducendo così la mia attività agonistica e concentrandomi soprattutto sullo studio delle forme.
Ho continuato fino al 2015 circa.
Mi divertivo molto a insegnare, la classe era numerosa e i ragazzi gareggiavano quindi giravamo abbastanza per l’Italia.
Come sei entrato in contatto con Massimiliano?
Con Max ci conoscevamo già perché comunque frequentavamo entrambi il mondo delle arti marziali.
Una sera poi davanti ad una pizza lui mi propose di partecipare al progetto dell’ Accademia delle Arti Marziali e Sport da Combattimento.
Ho accettato subito…
Non mi stanco mai di imparare quindi per me era stimolante l’idea di partire da zero.
Iniziammo innanzitutto ad allenarci insieme.
Tornai ad essere allievo mettendo la cintura bianca sia di kickboxing e sia di Brazilian Jiu Jitsu.
Gli allenamenti di kick mi hanno permesso di completare la mia formazione dal punto dello striking, perché il taekwondo come dicevo usa soprattutto tecniche di calcio.
Il brazilian jiu jitsu mi ha offerto l’opportunità di studiare la lotta a terra e di partecipare nuovamente anche a competizioni (a 35 anni é più difficile disputare un incontro di kick!).
Non è stata una passeggiata.
Ma avendo già una forma mentis “marziale”, é stato divertente imparare e mettermi alla prova.
E lo è tutt’ora.
Oltre ad essere un allievo, ti ritrovi ancora nei panni dell’insegnante.
Si a 40 anni mi trovo nuovamente ad insegnare ai ragazzi della kick e del bjj, ma contemporaneamente continuo il mio percorso di allievo nel jiu jitsu brasiliano.
Ti piace insegnare?
Mi piace vedere i progressi dei ragazzi, soprattutto quando loro non se ne accorgono che li stanno facendo.
Mi entusiasmano i ragazzi che trasmettono la voglia di imparare, quelli che magari quando iniziano sono meno bravi ma poi con l’impegno arrivano ai più grandi risultati.
Pensi di metterti nuovamente in gioco anche come atleta?
Io credo che per verificare quello che hai imparato sia opportuno fare gare. Il jiu jitsu mi da questa opportunità perché è uno sport praticabile a tutte le età.
Ho partecipato a diversi Campionati Italiani, a vari Open, a parecchie competizioni dell’Unione Italiana Jiu Jitsu, dove spesso vengo reclutato anche come membro dello staff.
Ho lottato anche a Madrid.