“Volti Marziali” la rubrica dedicata agli uomini di sport, di cuore e tenacia.
“Credo che (lo sport da combattimento -ndr-) abbia un grande contenuto didattico, educativo, sportivo e sociale, quindi penso che il vantaggio di questo sport individuale (tra l’altro di grandissimo sacrificio e confronto fisico) è che rappresenta la metafora più grande della vita stessa.
Giuseppe Lorusso
Penso realmente che il percorso di un atleta fatto dalla A alla Z con in mezzo tutto quello che ci sta dal combattimento alla trasferta, alla condivisione, alla sconfitta, alla vittoria, sia paragonabile a tutto quello che ti può succedere nella vita”.
Parola di Giuseppe Lorusso, potentino, classe ’77, uno degli atleti lucani di spicco degli sport da combattimento degli anni ’90 che oggi risponde a qualche nostra curiosità.
Giuseppe, cosa ci racconti della tua vita sportiva?
Io ho sempre e da sempre praticato la kickboxing, sin da bambino.
Posso dire che “l’anno della svolta” nella mia vita sportiva è stato sicuramente il ’92, quando a 15 anni ho deciso di fare full contact e ho optato quindi per il contatto pieno abbandonando il semi contact e continuando ancora per poco a fare il light contact.
Da lì in poi mi sono allenato sempre sotto la direzione del Maestro Gianni Befà e il supporto e l’ausilio di tanti compagni di avventura. Lo stesso Gianni all’epoca ancora aveva una “coda agonistica” e tanti amici che facevano in doppia anche il pugilato o qualcuno che veniva dal karate, come Giorgio Lancieri e tanti tanti altri della compagine del pugilato che per anni si sono allenati con noi del full contact.
Quali sono state le tappe della tua carriera agonistica?
Diciamo che ho partecipato a tutti i campionati in ordine di importanza, in quelle chiamate all’epoca “terza serie”, “seconda serie” e “prima serie” – quindi parliamo di un percorso da dilettante negli anni ’90.
Dopo aver perso l’opportunità, non ancora maggiorenne, di andare a Kiev in Ucraina (perdendo di misura con Mauro Marango), nel ’95 a 18 anni ho fatto le prime competizioni per la qualifica in nazionale e ho vinto tutte le selezioni. Quindi dall’anno dopo in poi sono entrato titolare nella nazionale nella categoria super leggeri dove ho rincontrato anche lo stesso Mauro Marango battendolo prima del limite per KO e prendendo definitivamente il suo posto nei super leggeri.
Ho disputato il primo europeo a Belgrado. Ricordo che ero ancora militare ed ebbi il permesso per poter espatriare. Era il ’96, nel post-bellico mi ritrovai nel panorama depresso della ex Yugoslavia a competere sul ring internazionale con atleti provenienti da tutta Europa.
Ho guadagnato la medaglia di bronzo perdendo in finale con un grandissimo atleta kazako. Dopodiché ho partecipato al mondiale l’anno dopo ancora in Polonia ma non mi è andata così bene perché ho subito un infortunio e ho ingessato il ginocchio.
Nel ‘98 mi sono riqualificato in nazionale, ho ripetuto gli europei che questa volta si sono svolti in Germania, ho ripreso il bronzo perdendo con lo stesso atleta kazako, di grande stoffa.
Successivamente ho vinto i Giochi del Mediterraneo, che si sono tenuti in Montenegro. A quel punto sono passato all’attività da professionista, vincendo il titolo e difendendolo in un paio di occasioni ma perdendolo poi contro Barigelli, un atleta emergente che conquistò con me il Titolo Italiano Pro.
In quegli anni facevo contemporaneamente strada nel pugilato. Sono arrivato secondo agli assoluti di pugilato di seconda serie. Ho partecipato anche ai mondiali in Austria con un’altra sigla perdendo con un inglese, ma quello è stato il mio ultimo incontro.
Nel 2002-2003 ho smesso di fare attività agonistica. Da lì in poi mi sono occupato di allenare gli altri.
Com’è stato passare dall’altra parte e dedicarti all’insegnamento degli sport da combattimento?
L’impegno come allenatore é stato altrettanto gratificante. Abbiamo fatto insieme ad altri amici attività di formazione e abbiamo portato avanti in nazionale atleti come Luigi Di Bello (che contemporaneamente aveva fatto un po’ di strada nel pugilato), Donato Verrastro (che pure ha partecipato ai Giochi del Mediterraneo arrivando secondo e ha fatto un mondiale dilettantistico), Francesco Margiotta (che è arrivato secondo ai mondiali di Coimbra). E poi altri come Alfonso Guerriero, Luigi Marsico (che hanno ottenuto ottimi risultati a livello nazionale), Angelo Pace (che mi ha accompagnato nel percorso agonistico nella categoria dei leggeri e proprio con lui abbiamo iniziato a formare altri atleti come Romeo Pace e tanti altri personaggi che hanno fatto grande attività agonistica).
Altra parentesi interessante è quella con l’Amico (con la A maiuscola eh!) Massimiliano Monaco con cui siamo partiti da lontano, sin da bambini, quando lui ha fatto scuola con me dal Maestro Gianni Befà ma ha poi intrapreso dopo diversi anni un’altra strada verso il kung fu, le arti marziali in generale e fatto esperienze in Cina.
Poi ci siamo ritrovati quando per impegni lavorativi io ho mollato le redini dell’attività didattica e lui ha, in maniera assolutamente grintosa e virtuosa, portato avanti il lavoro con grandi risultati, innalzando il numero e la qualità degli atleti grazie alle sue metodiche in un momento in cui lo sport da combattimento si è evoluto.
Oggi può vantare una grande squadra con cui io collaboro come tecnico, in poche occasioni sono al loro angolo, li affianco in qualità di organizzatore e apporto così il mio contributo.
Ma quel che conta davvero è che sono anche uno spettatore!
Il parteire degli atleti è enorme, ci sono ragazzi dai 13 ai 19 anni che stanno gettando le basi per un agonismo molto molto interessante, sia dal lato femminile che dal lato maschile, e anche ragazzi un po’ più adulti che già hanno espresso la propria forza in competizioni internazionali.
Tra i nomi di spicco mi viene in mente il Colucci, figlio d’arte: il padre Vito ha fatto anni di pugilato e di kickboxing durante il periodo del mio agonismo, é veramente un talento ed è sicuramente uno degli atleti più promettenti della scuderia (ma ovviamente c’è da vedere come vanno avanti le cose tra il mondo della scuola e il mondo futuro del lavoro). Poi mi viene in mente Victor Garaba, eclettico atleta, capace sia di combattere sul ring che dentro a una gabbia grazie agli insegnamenti di Massimiliano che spaziano dalla kick al pugilato al Brazilian Jiu Jitsu, è anche arbitro internazionale. Quindi ha un grande bagaglio di esperienza e conoscenze che ha messo a disposizione dell’Accademia e dietro di lui e con lui ci sono altri nomi di spicco come Serena Lamastra, Bartolo Telesca, Alfredo Falconieri.
Come vedi oggi gli sport da combattimento rispetto a quando tu hai iniziato a praticarli?
Vedo gli sport da combattimento come uno sport in crescita e questo lo si vede nell’esplosione di questi ultimi anni.
Spero che i miei figli vorranno appassionarsi di questo sport perché credo che abbia un grande contenuto didattico, educativo, sportivo e sociale, quindi penso che il vantaggio di questo sport individuale (tra l’altro di grandissimo sacrificio e confronto fisico) è che rappresenta la metafora più grande della vita stessa.
Penso che realmente il percorso di atleta fatto dalla A alla Z, con in mezzo tutto quello che ci sta dal combattimento alla trasferta alla condivisione alla sconfitta alla vittoria sia paragonabile a tutto quello che ti può succedere nella vita stessa.
L’atteggiamento sportivo che ti può insegnare uno sport individuale e meglio ancora uno sport da combattimento é un atteggiamento positivo e combattivo. Oggi si sono mischiati gli stili delle arti marziali, in maniera vantaggiosa per chi li pratica perché in un contesto di tradizione e di rigore c’è la modernità dei nuovi sport da combattimento la fantasia e l’estro che ti consentono di mettere quel di più che fa la differenza tra un campione e un appassionato.
Ringraziamo il M° Giuseppe Lorusso per tutto quello che ha fatto per gli sport da combattimento in Italia e soprattutto in Basilicata. Grazie per l’impegno e la condivisione.
Grande uomo e atleta con dei valori umani e sociali sempre pronto e disponibile.