“Che cintura sei?” …la domanda che tutti i praticanti di arti marziali si sentono rivolgere almeno una volta l’anno…
Il sistema di graduazione usato nella maggior parte delle arti marziali è quello delle cinture (in genere colorate) o dei gradi che ne attestano il livello.
La progressione inizia dalla cintura bianca, annodata dal principiante, che si scurisce man mano che il praticante progredisce, diventando nera per l’esperto e color corallo per coloro i quali hanno contribuito all’evoluzione ed alla promulgazione della disciplina nell’arco della loro vita.
Discorso diverso quello riguardante unicamente gli sport da combattimento, che differenzia gli atleti in base al “RECORD” cioè il numero di match disputati, vinti, persi o finiti in pareggio, nelle varie classi di appartenenza, dilettanti, semi-pro e pro.
Ritornando al sistema di graduazione ispirato alla tradizione marziale, il dilemma fondamentale di ogni maestro è stabilire un metodo adeguato di valutazione che consenta di promuovere uno studente dal grado che lo identifica a quello successivo.
In assenza di un indicatore basato su movimenti codificati (combattimenti immaginari conosciuti in gergo come forme o kata), soprattutto negli sport da combattimento, e considerando la soggettività degli studenti, i criteri per stabilire ed accertare il grado possono risultare talvolta molto controversi.
Fattori quali il numero di anni di pratica, il bagaglio di tecniche apprese, la capacità di esecuzione delle stesse, diventano parametri generali in considerazione di tutta una serie di elementi che un insegnante ha il dovere di valutare.
Per capire meglio l’arduo compito, proviamo ad immaginare degli esempi…
- Tra uno studente che pratica da più anni senza riuscire ad eseguire tecniche in modo particolarmente brillante ed uno talentuoso che invece pratica da meno tempo, chi merita il grado più alto?
- A quale dei due studenti annodiamo la cintura più scura, tra quello che conosce un gran numero di tecniche e\o movimenti ed uno che ne conosce solo una piccolissima parte, ma che rispetto al primo riesce ad applicarli con evidente successo?
- Quale aspetto preferiamo tra la maturazione tecnico-fisica e quella emotivo-comportamentale?
- Chi è il più meritevole tra l’assiduo e il talentuoso?
Potremmo continuare con infiniti esempi per convenire solo sulla difficoltà di applicare delle linee guida specifiche che determinano il passaggio di grado…
Ai fini del nostro programma riteniamo che il “grado” sia il riflesso di un percorso individuale e soggettivo che enfatizzi allo stesso modo le capacità tecniche acquisite e le capacità di applicazione delle stesse, la maturità acquisita mista ad un codice comportamentale, che rispecchi i principi dell’Arte Marziale e il profilo stesso dell’accademia.