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“Voglio risalire sul tatami… è quello il mio posto.” | Volti Marziali – Nicola Palermo

Preciso, diretto, mai banale.

Nicola Palermo è un altro dei “volti marziali” della nostra Accademia.

Allenatore e atleta agonista, appassionatissimo sin da piccolo di arti marziali e sport da combattimento, ci dipinge un quadro emozionante di questa nostra grande famiglia in cui “scopri la parte migliore di te, stringi legami importantissimi, vivi sensazioni indelebili INSIEME”.

Nicola, da quanti anni ti alleni?

Mi alleno da circa 14 anni.
Dapprima iniziai un po’ per gioco da bambino seguendo i miti dei film anni ’90 come Vandamme, Segal, Wesley Snipes… sognavo di diventare un combattente.

Poi per vari motivi mollai.

Tornai in palestra (all’epoca non conoscevo ancora l’Accademia) a 19 anni, per rimettermi in forma e praticare uno sport che mi aveva da sempre attirato, la kickboxing.

Mi appassionai immediatamente.

All’ inizio pensavo solo ad allenarmi e a godere dei benefici che derivano dalla pratica di questa disciplina.

Poi decisi di mettermi alla prova, cominciando ad iscrivermi alle gare di kickboxing.

Durante le trasferte iniziai ad assistere anche a match di MMA, mi ci appassionai così tanto che mi convinsi a rivolgermi al campione plurititolato Massimiliano Monaco per chiedergli di allenarmi con il suo team.

Fu amore a prima vista!

Nacque subito un rapporto molto particolare con i compagni e il maestro, iniziai a combattere in gabbia nonostante non avessi un grosso bagaglio di conoscenze nel grappling, studiai sempre più e sempre meglio.

L’Accademia delle arti marziali da l’opportunità di imparare spaziando con l’insegnamento di diverse discipline, dalla kickboxing, alla muay thai, al Brazilian Jiu jitsu.

A causa di un infortunio durante una finale della Coppa Italia, fui costretto ad uno stop di parecchi mesi.

Una volta tornato, decisi di allenarmi soltanto di bjj, iniziando così un nuovo cammino che mi ha portato fin qui ora.

Oggi sei un allenatore dell’Accademia.

Sì sono un allenatore.

Diverse associazioni e società sportive in Regione hanno mostrato interesse per i programmi di studio dell’Accademia, per cui noi allenatori e gli istruttori abbiamo l’opporunità di insegnare le nostre amate discipline non solo nella nostra sede ma anhe in altre palestre, cosa di cui sono molto orgoglioso.

Ho iniziato il percorso di studi pratico e teorico qualche anno fa grazie ai miei insegnanti e oggi sono un allenatore federale.

Devo dire che mi è sempre piaciuto combattere e gareggiare.

Quando però ho scoperto il mondo dell’insegnamento ne sono rimasto affascinato: poter trasmettere la mia esperienza agli altri, vedere i loro miglioramenti, vivere i loro successi, assistere ai momenti di felicità e soddisfazione e sapere che hai contribuito a tutto ciò con il tuo lavoro è fantastico.

Ancor più stimolante é star vicino agli atleti e aiutarli a rialzarsi dopo i fallimenti.

Per non parlare dell’insegnamento ai bambini, è a dir poco entusiasmante. Loro riescono a darti tanto senza nemmeno saperlo, ogni lezione è sempre una scoperta e tutto ciò è bellissimo.

A chi consigli di praticare arti marziali e perché?

Io lo consiglierei a tutti!
Il nostro sport apporta benefici da ogni punto di vista, permette di sviluppare tantissime doti oltre al combattimento.

Ti cambia profondamente, nel modo di pensare, di ragionare, di agire…

la scoperta più sensazionale è rendersi conto nella vita quotidiana di riuscire ad applicare ogni piccolo insegnamento di un allenamento.

Questo sport è molto più di ciò che comunemente si pensa.

Si entra in palestra per svariati motivi, chi per battere lo stress, chi per mettersi in forma, chi per imparare a combattere e difendersi, chi per fare semplicemente nuove amicizie e socializzare…

Dopo un po’ ti rendi conto che non puoi più farne a meno!

Scopri la parte migliore di te, entri a far parte di una vera e propria famiglia, stringi legami importantissimi, vivi emozioni indelebili INSIEME, che è una parola molto importante per me.

Hai la certezza che nei momenti bui il tuo team ci sarà sempre…il nostro è uno sport individuale che si vive in squadra!

Che cosa manca secondo te agli sport da combattimento per arrivare alla popolarità?

Secondo me la visibilità data dai media.

Bisognerebbe infrangere ogni luogo comune o stereotipo sul nostro sport.

Moltissima gente è sempre più convinta che sia uno sport violento e non adatto a tutti.

Basterebbe far vedere cos’è davvero, al di là delle competizioni, mostrare gli abbracci tra gli atleti alla fine degli incontri, ciò che c’è dietro le lotte.

Poi, diciamoci la verità, di non poco conto è l’aspetto economico.

Rispetto alla stra grande maggioranza degli sport il nostro non ha milioni di risorse, fatta eccezione per alcune sigle come l’UFC o ONE, che negli ultimi anni stanno riscontrando sempre più successo grazie anche ai tanti personaggi sportivi che gravitano attorno ad esse.

Molti altri circuiti altrettanto importanti non hanno introiti così alti da permettere la trasmissione di match in tv.

Tocca a noi praticanti “diffondere il verbo” e spezzare ogni pregiudizio!

Oltre ad insegnare continui il tuo percorso da agonista?

Sì. Le sensazioni che provo durante le gare sono innumerevoli e a volte indescrivibili.

Una gara è un bagaglio immenso pieno di cose.
Mettere alla prova te stesso non è sempre semplice e provi di tutto: dall’ansia alla paura vera e propria, alla felicità assoluta!

Senti l’adrenalina a mille e poi…
vuoi che ti dica quanto è bello e soddisfacente vincere?

Ma procediamo per gradi… io credo che queste emozioni non ci abbandonano mai durante il nostro percorso agonistico.

Non ho mai fatto purtroppo grandi cose se non cimentarmi in ogni tipo di competizione e circuito sotto ogni sigla mettendocela tutta!

Ho raccolto qualche successo ma anche tante amare sconfitte, tutto fa parte del gioco…ciò che cambia nel tempo è il rapporto con le gare ed i motivi che spingono a parteciparvi.

Io iniziai a combattere per dimostrare a me stesso e agli altri quanto valevo. Da ragazzo insegui sempre una “vana gloria”, vuoi vincere perché il lunedi sera vuoi l’applauso dei compagni durante il saluto, vuoi la foto sui social.

Poi il percorso cambia, e maturi e si modificano le priorità.
Vuoi competere per misurarti con gli altri, per dare il massimo e vedere il frutto del tuo duro lavoro dove cade.

Ricordo un episodio in particolare che mi ha aperto la strada per raggiungere una consapevolezza più profonda…

fu circa due anni fa a Firenze durante il Campionato Italiano UIJJ di Brazilian Jiu Jitsu.

Mi ero preparato tantissimo per vincere il titolo italiano, avevo dato davvero tanto, stavo vivendo una situazione familiare difficile e proprio per questo volevo vincere ad ogni costo.

Ma a 20 secondi dall’inizio della lotta fui finalizzato e persi tutto… la presi malissimo, quel mio fallimento mi esplose dentro come una bomba atomica, scappai via non avevo il coraggio di guardare in faccia nessuno.

Lo ammetto piansi a dirotto di nascosto in un corridoio, ma sai cosa?
Non ero solo… i miei compagni erano li per me… allora capii che il fallimento è la più grande base per una ripartenza esplosiva.

E’ necessario fallire per ripartire. Nessuno ti giudica nel nostro sport. Anzi, ringrazio il mio mentore Max che mi è sempre stato vicino, passo dopo passo mi ha seguito e mi ha fatto diventare quello che sono oggi.

Ho imparato che ogni gara è per te.

Lo fai solo per te, ed la cosa più bella del mondo…

non vedo l’ora di tornare a combattere e allenarmi con i miei compagni.

Voglio risalire sul tatami…
è quello il mio posto.

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